Martedì, 26 Settembre 2023

DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco. 


Dal pacifismo alla giustificazione della guerra il passo è breve

  • Categoria: Articoli Online
  • Pubblicato: Venerdì, 25 Marzo 2022 18:56

Lo scontro che in Est Europa si sta scatenando sulla pelle del proletariato russo e ucraino impone alle borghesie europee “atlantiste” di prendere parte alla rappresaglia nei confronti della borghesia russa, raccontata dai media di regime come autocratica e militarista, e particolarmente propensa all'aggressione.

Anche in questo caso il pacifismo umanitario e democratico, laico e religioso, svela la propria reale sostanza conservatrice e dimostra la propria totale impotenza nel contrastare le iniziative belliche degli Stati, nel momento in cui uno di essi, soprattutto se “certificato” “democratico” come quello ucraino, viene sottoposto alle vessazioni militari di uno Stato, invece “certficato” “aggressivo e autoritario” come quello russo.

Allora bisogna sì manifestare perché tacciano le armi, ma occorre poi solidarizzare attivamente con l'“aggredito”, non solo con l’assistenza e gli aiuti umanitari (quegli stessi aiuti negati e lesinati all’elenco smisurato delle altre popolazioni stritolate da guerre ben più feroci scatenate dal Capitale, dall’Africa al Medio-oriente), bensì sollecitando il “governo di casa nostra” a prendere provvedimenti seri contro l'“aggressore”: dai pacchetti di sanzioni alla vendita di armi e armamenti vari, fino, se necessario, a un intervento bellico vero e proprio, naturalmente “difesista e democratico”.

Ora, mentre, in Ucraina, i nostri fratelli di classe vengono inghiottiti dalla macelleria del militarismo imperialista dello Stato russo e di quello ucraino, le borghesie degli ossequienti Stati “atlantisti” varano misure sanzionatorie contro Mosca. E, come sempre, il prezzo dei contrasti inter-imperialistici viene scaricato sulle spalle del proletariato, al quale verrà fatta ingoiare l'amara pillola proprio attraverso le candide giustificazioni del pacifismo e del sostegno morale e concreto all'“aggredito”. E, dal momento che la violazione della sovranità territoriale di uno “Stato amico” riguarda tutti quanti come “cittadini”, allora la mobilitazione contro l'“aggressore” deve essere sostenuta da tutti quanti, iniziando dai piccoli gesti individuali fino a rassegnarsi a dover accettare una serie di sacrifici. Per punire il Cremlino occorre diminuire la nostra dipendenza energetica dalla Russia? Iniziamo a lavare i piatti a mano e a tenere spento il computer se non lo stiamo utilizzando, per poi stare attenti a non lasciare le luci accese inutilmente fino a rifiutare il piacere “antipatriottico” di farci una doccia calda! Lo scenario bellico e le sanzioni fanno schizzare i prezzi del gas e dell'energia? Dobbiamo rassegnarci (come stanno prendendo in considerazione di imporre Regione Lazio e Comune di Roma) a utilizzare la metropolitana e i mezzi pubblici a frequenza ridotta, ad abbassare nelle nostre abitazioni il riscaldamento di due gradi e a spegnere i caloriferi con due settimane di anticipo, poco importa se dovremo subire un colpo di coda del freddo invernale! L'aumento dei prezzi dell'energia e la carenza di grano e mangimi fanno alzare il prezzo degli alimenti di base? Vorrà dire che faremo un pasto in meno, se non ci potremo permettere di mettere in fila colazione, pranzo e cena! D’altra parte, non siamo “tutti nella stessa barca”?!

Quindi, gli esponenti della borghesia di casa nostra invocano sacrifici e paventano un non lontano ingresso nell'economia di guerra”. Non sbagliano ad affermare che una militarizzazione dell'economia non sia lontana: già oggi se ne vedono i primi evidenti segnali. E allora, proprio perché sono consapevoli di questa irreversibile evoluzione verso l'economia bellica, è per loro necessario preparare anticipatamente il proletariato a subire le politiche dei sacrifici e ad “affasciarsi” (termine usato non a caso!) intorno agli interessi della Patria. Si tratta di operare una preparazione ideologicamente concreta prima che l'emergenza si acuisca e diventi potenzialmente esplosiva – una preparazione iniziata già prima dell’esacerbarsi delle tensioni belliche, come abbiamo avuto modo di denunciare durante la lunga crisi sanitaria che ancora sembra non essersi conclusa. Se infatti, durante l'emergenza Covid, il nemico era chi non seguiva con ottemperanza i diktat polizieschi e repressivi della Repubblica Democratica e si rifiutava di offrire il braccio alla siringa “patriottica”, oggi il malandrino è colui che nutre simpatie russofile, che denuncia l'utilizzo sociale e ideologico che viene fatto della guerra o che, più semplicemente, rifiuta di schierarsi su un fronte come sull'altro.

È ora che il proletariato cominci subito, ovunque, a rompere le catene (più o meno dorate) che lo legano a ogni borghesia nazionale, a ogni Stato e alleanza imperialista!

I lavoratori devono prepararsi a combattere contro ogni retorica collaborazionista e patriottica, per affermare con la potenza di un tuono la vera natura della propria classe oppressa: internazionalista e senza patria!

Proletari! Per fermare la guerra attuale come quelle che si preparano e verranno, l’unica strada da percorrere è quella del disfattismo rivoluzionario, unica possibilità di contrastare prima e distruggere poi ogni illusione pacifista, ogni vaneggiamento patriottico, per infine disintegrare l'apparato militare e poliziesco che ci sovrasta e quindi scatenare la nostra guerra di classe contro tutte le borghesie e i loro servi!

Ma il disfattismo anti-militarista e anti-imperialista può essere propugnato, difeso e organizzato solo con la guida di un partito che nel corso dei decenni non sia mai uscito dai binari della via rivoluzionaria, difesa nei limiti imposti dalle condizioni oggettive, a contatto e nelle lotte della sua classe: solo organizzandosi in questo partito, il proletariato, distruggendo violentemente il potere della borghesia e affermando il proprio totalitarismo anticapitalista, potrà attuare quella rivoluzione sociale che, al termine del suo processo, vedrà le classi in cui oggi l'umanità è divisa scomparire definitivamente e con esse ogni forma di oppressione dell'uomo sull'uomo.

                                                                                                                        24/3/2022

 

Dal pacifismo alla giustificazione della guerra il passo è breve

Punti di contatto:

 
Milano, via dei Cinquecento n. 25 (citofono Istituto Programma), (lunedì dalle 18) (zona Piazzale Corvetto: Metro 3, Bus 77 e 95)
Messina, Piazza Cairoli - l’ultimo sabato del mese, dalle 16,30 alle 18,30)
Roma, via dei Campani, 73 - c/o “Anomalia” (primo martedì del mese, dalle 17,30)
Berlino, ogni ultimo giovedì del mese dalle ore 19, presso il Cafè Comunista, RAUM, Rungestrasse 20, 10179 Berlino.
Torino, nuovo punto di incontro presso Bar “Pietro”, via S. Domenico 34 (sabato 16 settembre 2023, dalle 15.30)
Cagliari, c/o Baracca Rossa, via Principe Amedeo, 33 - 09121 Cagliari (ultimo giovedi del mese, dalle 20)
Per l’incontro con la sezione di Benevento e di Bologna in attesa della riapertura di un punto di contatto, scrivere a: info@internationalcommunistparty.org o a: 

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