Ne sono vittime le masse proletarie e proletarizzate palestinesi della Striscia di Gaza, massacrate dai bombardamenti israeliani, intrappolate in un territorio da cui non possono fuggire, strangolate nella morsa di borghesie in guerra feroce. Il loro nemico non è solo l'imperialismo israeliano, sostenuto e foraggiato da tutti gli imperialismi presenti nell'area (USA in primis). I proletari palestinesi della Striscia di Gaza, come e più di quelli con passaporto israeliano o abitanti in Cisgiordania, sono ostaggi e vittime anche della propria borghesia – di tutta la borghesia palestinese. Sono ostaggi e vittime di fazioni borghesi, rappresentanti d’interessi che, sotto la pressione della crisi economica mondiale, si stanno coagulando intorno ai principali Stati imperialisti: borghesie inevitabilmente subordinate, che esprimono Stati “fittizi”, fragili ma forti e strutturati nell'esercizio della dittatura anti-proletaria.
Si riaccende così un ulteriore focolaio di guerra nel generale scontro “mediorientale” e nel più ampio riposizionamento degli interessi imperialisti: “dissoluzione” dell'Irak, della Siria, della Libia, marasma afgano, totale instabilità africana, caos ucraino... Ovunque, a decine e centinaia di migliaia, proletari e semiproletari, masse proletarizzate o in via di proletarizzazione, sono massacrati dal tiro incrociato di fazioni borghesi, di bande ed eserciti mercenari, di interessi contrapposti, o fuggono dalle loro case trasformate in territorio di scontro armato senza quartiere. Sempre più il mondo del capitale mostra nei fatti il proprio volto: il capitalismo è guerra, anche quando proclama d'essere “in pace” – lo dimostrano due conflitti mondiali e centinaia di conflitti “minori” sull'arco di un secolo, con milioni e milioni di morti, di feriti, di profughi. Il moltiplicarsi oggi di questi focolai di guerra ci dice che un nuovo macello mondiale sta preparandosi, proprio mentre i borghesi celebrano con lacrime ipocrite il centenario del loro primo conflitto inter-imperialista.
Le masse proletarie e proletarizzate della Striscia di Gaza, della Cisgiordania, della Libia, della Siria, dell’Irak, dell'Ucraina, hanno un solo amico: non questa o quella fazione borghese, laica o religiosa che sia, non questo o quello Stato pronto a massacrarle domani quando i suoi interessi lo richiedano, ma il proletariato delle metropoli imperialiste, esso pure colpito dagli effetti tremendi della crisi economica. Solo con la ripresa della lotta di classe intransigente, dello scontro aperto con il padronato, il suo Stato e i suoi agenti dentro la classe proletaria – solo con la creazione di un fronte proletario internazionale e internazionalista, che combatta ogni forma di oppressione e discriminazione sul posto di lavoro e nella società, ogni forma di razzismo aperto o velato, ogni forma di nazionalismo e sciovinismo più o meno populista – solo così si potrà dare un aiuto concreto a quelle masse martoriate e in fuga. Ma ciò vuol dire tornare a lottare per l'abbattimento di questa società ormai solo distruttiva, sanguinaria, spietata. Vuol dire tornare a lottare per la prospettiva di una società senza classi, di un modo di produzione superiore a quello che ci opprime ormai da troppo tempo in un'agonia senza fine. Vuol dire tornare a lottare per la prospettiva, reale e oggi quanto mai necessaria, del comunismo – che nulla ha che vedere con il macabro imbroglio perpetrato per quasi un secolo del “socialismo reale”, di marca russa o cinese, cubana o albanese!
In tutto ciò, il ruolo centrale dovrà tornare a essere quello del partito rivoluzionario, scienza, organizzazione e direzione del proletariato – un partito mondiale, fondato su una solida teoria, su una salda e disciplinata compagine, su una tradizione ormai più che secolare di lotta contro il regime borghese nelle sue molte vesti (democratiche, fasciste, riformiste, socialdemocratiche e staliniane) e contro ogni forma di opportunismo e revisionismo. Al radicamento internazionale di questo partito noi lavoriamo, nella consapevolezza che questo è l'unico vero aiuto che possiamo dare alle vittime dei massacri in corso nella Striscia di Gaza e altrove e di quelli che inevitabilmente seguiranno, se il dominio del capitale non verrà rovesciato.
Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2014)