Proletari, compagni,
per giorni e settimane, i macellai dell’esercito israeliano hanno proseguito la loro ormai decennale opera criminale: con il pretesto di decapitare Hamas, hanno provocato un altro orrendo bagno di sangue di proletari palestinesi. E lo hanno fatto con la complicità più o meno velata, più o meno aperta, di tutti gli Stati dell’area (al di là delle parole e delle patetiche dichiarazioni) e di tutte le fazioni borghesi, laiche o fondamentaliste, responsabili del tragico vicolo cieco mediorientale (che si riconoscano in Al Fatah, in Hamas, in Hezbollah, piuttosto che nei Fratelli Musulmani o nello stato teocratico israeliano, poco importa). L’orribile realtà è che nessuno vuole i proletari palestinesi, se non come forza-lavoro da spremere in epoca di pace o come carne da macello nelle proprie danze di morte interimperialiste. Questa è la grande, oscena verità. Non ci potrà mai essere soluzione al dramma mediorientale (uno dei frutti più marci e velenosi della “sistemazione” imperialista del dopoguerra), finché si rimane chiusi dentro le logiche suicide delle borghesie nazionali e nazionaliste. Non ci potrà essere pace, finché borghesie aggressive, espressione più o meno diretta dell’imperialismo USA (Israele), o forti del ricatto della rendita petroli-fera (tutti gli stati arabi, più o meno “moderati”, o gli stati più o meno “estremisti” come l’Iran), cercheranno di spartirsi aree d’influenza nel gioco al massacro dei molti concorrenti imperialisti. Non ci potrà mai essere tregua al vero e proprio olocausto delle masse proletarie e proletarizzate di tutta l’area, finché a dominare l’orizzonte ci saranno schifose ideologie nazionaliste e religiose, finché il capitalismo continuerà la sua folle azione distruttiva. I massacri di Gaza dimostrano, con il sangue di centinaia di proletari, che il mostro osceno che ha nome capitalismo deve essere abbattuto. Solo il proletariato, la classe dei senza riserve e dei senza patria, quella classe che può rivendicare solo a titolo umano il suo riscatto, può farlo. E può farlo solo con il ritorno aperto a una prospettiva classista e non nazionalista, a una lotta di classe dichiarata contro tutte le fazioni borghesi, al drastico boicottaggio di tutti gli sforzi di guerra, per infrangere una volta per tutte il cerchio dannato dei massacri di proletari. Solo la dittatura del proletariato, finalmente instaurata dopo secoli di dominio sanguinario del capitale, potrà spazzarne poi via i tragici effetti e risolvere gli enormi problemi causati da un secolo di devastazione imperialista. Ma ciò sarà possibile solo se il proletariato delle metropoli euro-americane saprà finalmente spezzare ogni solidarietà e complicità con le proprie borghesie nazionali, riprendendo la strada della lotta di classe aperta, indipendente e autonoma da ogni formazione borghese e nazionalista, sotto la guida ferrea e decisa del suo partito, ritrovato dopo decenni di spaventosa controrivoluzione – per prendere infine il potere e instaurare la propria dittatura di classe, ponte di passaggio necessario verso la società senza classi, la società finalmente umana, il comunismo.
Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2009)