Ora che, passato il 25 aprile, il delirio “resistenziale” s’è appena un po’ calmato (per lasciare il posto a quello “elettorale”: la matrice è però la stessa), possiamo fare un paio di considerazioni sulla sua forma e sostanza. Nulla più di un paio, poiché su questo tema abbiamo scritto, detto e fatto quanto basta.
Naturalmente, non c’interessa entrare nel merito della lampante ottusità delle forze di governo: non fanno altro che il loro lavoro, sul piano politico, ideologico, repressivo; e d’altra parte l’ottusità è manifestazione esplicita della condizione già da tempo superflua, superata dalla storia, della classe al potere. C’interessa piuttosto il lato dei “sinceri democratici” che difendono a spada tratta la “costituzione più bella del mondo” ed esaltano “il valore fondante per la nostra democrazia repubblicana dell’antifascismo” contro il “sotterraneo, ma non per questo meno insidioso, tentativo di riscrittura revisionista della storia del ventennio fascista”: insomma, che si scagliano valorosamente contro “l’oblio della memoria” (La Stampa, 30/4/2024). Quello che viene fuori da questa mobilitazione democratica è una retorica tanto più gonfia quanto più è vuota e imbelle, e soprattutto traboccante di manipolazioni e falsità. Alla faccia della “difesa della memoria”!
Così, veniamo a sapere che “Il fascismo è finito, ma per moltissimo tempo nessuno si è chiesto come sia nato” (parole di Walter Veltroni, riportate da Simonetta Sciandivasci sempre su La Stampa, ma questa volta dell11/5/2024)! Può darsi che ciò sia vero per le frequentazioni di Veltroni: ma certo una buona dose di umile studio non guasterebbe. Chi dunque riscrive la storia? Chi se ne dimentica o, conoscendola, ne rimuove bellamente o ne manipola la memoria?
Esempio. Nei giorni pre-25 aprile, s’è levato un gran polverone intorno al “monologo Scurati”, censurato dalla RAI. Ecco di nuovo la memoria corta dell’antifascismo! In quello che pare un compitino scritto così, un po’ di corsa e alla buona, giusto per l’occorrenza, l’autore incappa fin dall’inizio in un bell’errore storico. Scrive infatti che l’onorevole Matteotti fu “l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista”. Eh, no, caro Scurati! Troppa fretta, troppa ignoranza! A mettere in pratica il parlamentarismo rivoluzionario, utilizzare cioè il Parlamento come tribuna per svolgere un lavoro di critica e propaganda (così volle allora l’Interazionale Comunista, contro tutte le nostre obiezioni, e noi l’accettammo per disciplina) furono i nostri compagni della Sinistra, come abbiamo più volte mostrato fatti alla mano, in particolare nel numero scorso di questo giornale riproponendo un documento fra i tanti: l’intervento del compagno Repossi alla Camera, il 12 novembre 1924, a nome del Partito Comunista d’Italia. Mentre i democratici si rifugiavano in Aventino, la Sinistra agì dunque, dentro e fuori il Parlamento, per combattere politicamente e militarmente il fascismo in quanto espressione organizzata del dominio borghese in crisi, scatenato contro il proletariato già protagonista di lotte vigorose. Altro che “resistenza”! Si trattò di battaglia aperta, condotta sul campo, e purtroppo sabotata da tutti i democratici e dalla stessa nuova dirigenza del PCd’I (i Togliatti e i Gramsci, tanto per fare due nomi celebri), ormai sempre più schierata sul fronte dell’obbedienza allo stalinismo nascente. I documenti sono là, e parlano chiaro, a volerli leggere. E la nostra memoria è molto... lunga.
Per il resto, in questo “monologo” che è stato fatto passare per l’inno dell’odierno antifascismo, l’autore non fa che ripetere che il fascismo fu feroce: d’accordo. Ma feroce fu e continua a esserlo il dominio borghese in tutte le sue forme: liberale, fascista, democratico post-fascista. Vogliamo fare l’elenco dei massacri di massa di cui si è macchiato? delle infinite stragi di “popolazioni civili”, ovunque nel mondo, che ha prodotto, direttamente e indirettamente? dell’incessante persecuzione di tutti coloro che, non credendo al “migliore dei mondi possibili”, si sono battuti per una società organizzata in maniera radicalmente diversa e non sbiadita fotocopia dell’esistente? In quelle parole messe in fila così come viene, non ce n’è una sulla continuità fascismo-postfascismo: che non fu soltanto continuità della presenza, nello Stato “uscito dalla Resistenza”, di uomini dell’apparato precedente (ah, la famigerata amnistia Togliatti, del 1946!), ma continuità della sostanza fascista in veste democratica del regime borghese – fino a oggi. Con buona pace, anche, dei “resistenti duri e puri” che, negli anni, hanno gridato e ancora gridano alla “resistenza tradita”... Non ci meravigliamo certo se tutto ciò manca, nel “monologo Scurati” e nelle prese di posizione successive dei “sinceri democratici”: ma quando si parla di “oblio” e si lagna sulla “riscrittura della storia”, be’...
Certo, gli esempi della memoria corta dell’antifascismo potrebbero essere tanti. Per il momento ci limitiamo a questi: sappiamo bene che ci saranno altre occasioni per riprendere il discorso.
Consigli di lettura per smemorati
“Rapporto di Bordiga sul fascismo al IV Congresso dell’Internazionale Comunista” (1922)
“Rapporto di Bordiga sul fascismo al V Congresso dell’Internazionale Comunista” (1924)
Storia della Sinistra Comunista, Vol. IV (luglio 1921-maggio 1922), Edizioni Il programma comunista
Storia della Sinistra Comunista, Vol. V (maggio 1922-febbraio 1923), Edizioni Il programma comunista
Il proletariato nella Seconda guerra mondiale e nella “Resistenza” antifascista, Edizioni Il programma comunista