DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Il seguente articolo è servito come base per il rapporto del nostro incontro pubblico del 30 maggio a Berlino, poco prima delle elezioni europee, ed è ancora attuale in vista delle prossime elezioni in Sassonia, Turingia e Brandeburgo. Gran parte delle nostre previsioni sull'ascesa della destra borghese sotto forma di AfD (Alternative für Deutschland) e della populista BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht) si sono verificate. Vorremmo sottolineare che ci riferiamo principalmente alla situazione in Germania; anche in altri Stati europei la destra del capitale è uscita rafforzata dalle elezioni, ma la situazione è ancora diversa nei dettagli da Stato a Stato. Nelle prossime elezioni, il quadro è ancora più fosco per i partiti – in un caso estremo, tutti e tre i partiti "semaforo" della Sassonia (SPD, Verdi, FDP) potrebbero addirittura scendere sotto la soglia del 5% ed essere espulsi dal parlamento. I numerosi scandali quindi non hanno chiaramente danneggiato l'AfD: anzi, la politica del "non mollare" del governo „semaforo“ raccoglie sempre meno consensi e lascia il posto a un'alternativa che non è un'alternativa: votare semplicemente per qualsiasi altro partito. La consapevolezza che solo la classe dei salariati, il moderno proletariato, ha il potere di lottare per i miglioramenti sociali e di porre fine alle guerre se si organizza collettivamente, è purtroppo sfuggita alla maggioranza delle persone. Tuttavia, nonostante la sempre più pomposa mobilitazione propagandistica per la guerra, il consenso per la politica bellica del governo è in calo tra la popolazione tedesca.

In un sondaggio IPSOS condotto il 24 febbraio 2024, solo circa un quarto dei tedeschi crede ancora che l'Ucraina vincerà. Anche „die Welt“ del 9 febbraio 2024 scrive che "la disponibilità dei tedeschi a sostenere l'Ucraina è in calo". Ci sono i primi segni che ciò che durante la Prima Guerra Mondiale si è trasformato da entusiasmo per la guerra a stanchezza per la guerra si stia verificando anche ora. Anche se finora ci sono state poche vittime "nei nostri ranghi" (cioè al di fuori del proletariato ucraino e russo) (a parte i soldati della NATO che stanno cambiando le uniformi e agiscono come mercenari), la maggior parte delle persone sta sentendo le conseguenze della guerra sempre più drasticamente nei loro portafogli. E questo aumenta l'insoddisfazione, il che ci riporta alle elezioni...

Il 2024 è un cosiddetto "super anno elettorale". Ci saranno diverse elezioni locali, l'ultima delle quali il 26 maggio in Turingia, le elezioni europee del 9 giugno e poi le elezioni in Sassonia e Turingia (1° settembre) e nel Brandeburgo (22 settembre).

In vista di queste elezioni, i partiti tradizionali e il loro personale nello Stato, nei parlamenti, nelle istituzioni e nelle fondazioni hanno scritta in faccia la paura del proprio declino.

Gli alti tassi d'inflazione, l'esplosione dei costi dell'energia, gli alloggi sempre più scarsi e a malapena accessibili e le paure sociali esistenziali sono invece i temi dominanti per la popolazione dipendente dai salari. A ciò si aggiunge il timore di un'ulteriore escalation nella spirale sempre più forte dei conflitti da parte dei guerrafondai occidentali e della Russia nella guerra d'Ucraina, in cui non si sarà combattuto "solo" fino all'ultimo ucraino, ma anche all'ultimo polacco, tedesco, italiano, francese, ecc. E poi ci sono tutti gli altri centri di crisi e di guerra, ad esempio in Medio Oriente, e l'incombente conflitto tra Stati Uniti e Cina. Questa dinamica bellicista insita nel capitalismo rischia di degenerare in un conflitto globale di vasta portata, che potrebbe culminare con l'uso di armi nucleari con il rischio della distruzione dell’intera umanità. E poi c'è il crollo sempre più grave dell'economia europea, soprattutto tedesca, a causa della politica di sanzioni occidentali contro la Russia: già si parla apertamente di deindustrializzazione.

La situazione qui brevemente delineata sta portando alla disperazione ampi settori del moderno proletariato europeo, ma purtroppo finora si è tradotta solo in misura limitata in agitazioni sociali o scioperi di massa militanti che sfuggano al controllo dei sindacati che sostengono lo Stato, per non parlare dell'emergere di una più ampia coscienza rivoluzionaria. Dopo decenni di controrivoluzione, la classe operaia si fa ancora troppe illusioni sulle forme politiche borghesi che mirano a calmarla e integrarla attraverso la partecipazione, i referendum, la cooperazione con i partiti borghesi, le campagne democratico-antifasciste o le manovre elettorali.

Ciò che la Pasqua è per i cristiani, lo Yom Kippur per gli ebrei e la Festa del Sacrificio per i musulmani, sono le elezioni per i democratici. Invece della Quaresima, la campagna elettorale inizia nelle ultime settimane prima della grande cerimonia festiva: come tutte le grandi religioni cercano di tenere in riga i loro adepti, così i democratici e le loro organizzazioni elettorali cercano di tenere in riga i loro cittadini. Questa volta la situazione è particolarmente complicata per i partiti tradizionali.

In primo luogo, c'è l'ampia insoddisfazione della popolazione descritta sopra. Ormai anche un cieco dovrebbe essere in grado di vedere che le politiche attualmente perseguite sono diametralmente opposte agli interessi dei salariati, questa consapevolezza sembra effettivamente almeno in parte guadagnare terreno – il cosiddetto disincanto nei confronti della politica continua a crescere.

Tuttavia, c'è ancora l'illusione che altri partiti borghesi possano fare meglio, il che porta, in secondo luogo, alla frammentazione del panorama partitico tedesco con i nuovi partiti AfD e il partito della "populista di sinistra" Sahra Wagenknecht (BSW). Questa situazione sta effettivamente rendendo la vita difficile ai partiti tradizionali, dando loro un grosso grattacapo, perché vorrebbero rimanere al potere con tutto il loro personale che ha banchettato alle mangiatoie del potere e potrebbero, dovrebbero, ora fare spazio a nuovi personaggi: in realtà si tratta di un „rinnovo“ delle maschere della medesima commedia.

In questa situazione confusa CDU, SPD, Verdi, FDP, Die Linke, AfD e BSW, cioè i 7 partiti, anzi associazioni elettorali, che hanno l'ambizionie più o meno realizzabile di entrare in qualche parlamento cercano di mobilitare e incitare la propria clientela contro gli "altri".

I partiti tradizionali, in particolare, giocano la carta dell'antifascismo e cercano di capitalizzare le grandi manifestazioni che, con centinaia di migliaia di partecipanti, contro l'AfD si sono svolte in tutta la Germania a febbraio con lo slogan "Contro la divisione - per la democrazia". Manifestazioni organizzate da "antifascisti integerrimi" che –per amore dell'unità e per "combattere con ogni mezzo il pericolo incombente della destra"– non si sognerebbero mai di criticare gli attacchi sociali e i guerrafondai dell'attuale governo federale, che è una delle ragioni dell'ascesa della destra del capitale.

Ma c'è un'altra assurda ragione che sfugge alla demagogia antifascista, che culmina sempre nella esaltazione dell'elettoralismo: con l'ingresso del capitalismo nella sua fase imperialista, il fascismo storico, con tutti i suoi precursori (ad esempio i Freikorps nella Prima Guerra Mondiale), si è dimostrato ed è diventato parte inscindibile e indispensabile del dominio borghese. In Europa occidentale, il fascismo si è fuso con la democrazia borghese sia prima che dopo la sua ascesa al potere (cosa che si poteva già osservare molto chiaramente nella Repubblica di Weimar e dopo la fine della Seconda guerra mondiale). Negli Stati Uniti e nel resto del mondo, questo sviluppo avvenne senza un simile ricambio istituzionale. Nella fase imperialista, le forme politiche fasciste sono state iscritte nel repertorio della politica borghese e vengono utilizzate a volte di più e a volte di meno, a seconda delle esigenze del capitale. Democrazia e fascismo non sono opposti, ma inseparabili, intercambiabili e trasformabili l'uno nell'altra.

I democratici utilizzano a piacimento diverse forme politiche fasciste e viceversa. I Verdi e la SPD sono partiti di guerra che non solo sono attivamente coinvolti nella guerra in Ucraina, ma promuovono anche la militarizzazione della società nel suo complesso. Sono impegnati in tagli sociali e stanno conducendo campagne denigratorie contro i cosiddetti "pigri" per avere più soldi a disposizione per gli armamenti. Stanno allargando e rafforzando l'apparato repressivo dello Stato per essere perfettamente preparati a fronteggiare e reprimere potenziali rivolte. Il panorama mediatico e l'opinione pubblica tedesca sono impegnati in un'informazione unilaterale e selettiva su argomenti come il coronavirus e le guerre in corso – le opinioni dissenzienti sono soppresse, anche con mezzi legali e di diritto del lavoro (ad esempio, il licenziamento di giornalisti o accademici in disaccordo). I sindacati di regime sono saldamente integrati nell'apparato statale e i loro leader sono membri dei partiti di governo. I discorsi sulla "libera economia di mercato", di cui amano parlare soprattutto FDP e CDU, non sono altro che una chimera, perché se lo Stato rimanesse fuori dall'economia, questa crollerebbe come un castello di carte in men che non si dica. Invece, lo Stato persegue una massiccia politica di intervento economico 24 ore su 24, ad esempio con la politica monetaria delle banche centrali, i sussidi per le industrie chiave e per le nuove industrie (il cosiddetto New Green Deal), la politica di rilocalizzazione industriale, i programmi di salvataggio e la politica sociale (ad esempio, l'indennità per lavoro ridotto) per mantenere le cose in funzione; e in ciò lo Stato è affiancato dai numerosi istituti economici che consigliano il governo federale e forniscono dati per valutare la situazione economica. Insomma: militarismo, attacco generale alle nostre condizioni di vita e di lavoro compensate dal cosiddetto stato sociale, allargamento ed intensificazione dell'apparato repressivo, omologazione dell'opinione pubblica, integrazione dei sindacati nello Stato, economia controllata e diretta dallo Stato, tutte caratteristiche del fascismo che sono state adottate con slancio dalle democrazie occidentali.

Le campagne antifasciste per le elezioni non sono altro che una campagna di sostegno per i partiti tradizionali, che a loro volta sono fascisti nel profondo, avvolti in una bolla colorata e democratica. Quando i Verdi mettono una "croce sui nazisti" sui manifesti elettorali e la SPD vuole "fermare lo spostamento a destra", non fanno altro che chiacchiere vuote per ottenere voti da persone che si considerano di sinistra. Questi voti, raccolti con la paura del "pericolo fascista", servono a legittimare la politica dei tagli sociali e dei guerrafondai. Ad esempio, il presidente francese Macron, che molti avevano votato solo come "male minore" per evitare la politica di destra Marine Le Pen, ha definito "antidemocratiche" le proteste contro la sua riforma delle pensioni, mentre le sue politiche erano state legittimate dalla maggioranza dei voti. Anche il ministro degli Esteri verde Baerbock ama fare riferimento alla legittimità che i voti le conferirebbero, rifiutando un cambiamento della politica verso l'Ucraina per la pressione delle manifestazioni di piazza, affermando che "non importa cosa pensano i miei elettori tedeschi" (31 agosto 2022).

Naturalmente, non intendiamo certo invocare qualcosa come una democrazia "reale" o "diretta", alimentando così pericolose illusioni, poiché sappiamo bene che in una società grondante di propaganda e ideologia borghese, in cui media, lobby, gruppi di interesse e le istituzioni di formazione dell'opinione del capitale sono nella stragrande maggioranza dei casi in grado di indirizzare le persone su quella "retta via“ che non trova mai una maggioranza democratica che possa "mettere i bastoni tra le ruote" agli interessi del capitale. E se la democrazia non porta i risultati "desiderati", come nel caso del referendum "Espropriate Deutsche Wohnen & Co.", che, contrariamente al titolo marziale, aveva già avanzato richieste molto blande e moderate per obbedienza anticipata, viene ignorato e macinato dai mulini delle istituzioni borghesi – compreso l'uso di metodi fascisti, se necessario.

È ripugnante quanto sia forte la strumentalizzazione dell'antifascismo per conquistare gli elettori, quando i partiti della guerra vogliono "garantire la pace" (SPD) e "proteggere la pace" (Verdi) sui manifesti elettorali. Lo stesso vale anche per il "femminismo" e l'"antifemminismo" dei vari partiti borghesi, che servono solo a mobilitare la propria clientela e a impedire un cambiamento effettivo. A che cosa ha portato la "politica estera femminista" se non uomini massacrati sul fronte russo-ucraino, orfani vedove in lutto e profughi? Che cosa fanno le quote rosa e le donne nei consigli di amministrazione per la "donna proletaria media"? Solo stupide chiacchiere! Anche le "sinistre emotive", teoricamente non sofisticate, dovrebbero chiedersi come si possano sostenere partiti del genere!

Come i Verdi, anche l'AfD ha un manifesto elettorale con lo slogan "Proteggere la pace" nel suo programma. E sulla guerra in Ucraina l'AfD ha effettivamente una posizione diversa, almeno verbalmente, rispetto ai partiti già affermati. Ma non per la convinzione che "le guerre fanno schifo" e sono il risultato di crescenti contraddizioni intra-imperialiste o che non vogliono portare sempre più ucraini al massacro, o forse perché vogliono semplicemente essere angeli della pace, come la parte ingenua del cosiddetto movimento pacifista. Piuttosto, non vogliono affrontare le spese di una guerra che sono convinti sia inutile dal punto di vista degli interessi locali tedeschi. Questa posizione può quindi essere rivista ancora più rapidamente di quella dei Verdi alle elezioni del Bundestag del 2021: "Niente armi e armamenti alle zone di guerra".

Il nazionalismo esasperato e l'aperta agitazione razzista dell'AfD contro tutto ciò che è "straniero", nonché un modello di ruolo obsoleto per le donne, sono certamente le differenze più gravi tra l'AfD e i soliti partiti tradizionali. Ma si tratta più di un brutto trucco, un pessimo maquillage, che di una profonda differenze di contenuto. Spingere le persone a fuggire in altri Paesi con una politica estera aggressiva economica e militare, per poi chiudere le proprie frontiere, lo fanno sia la SPD che i Verdi. Tuttavia, l'AfD vorrebbe anche "preservare la democrazia", poiché ritiene di essere trattato in modo antidemocratico dai partiti tradizionali. Tutti i partiti sono d'accordo però nella lotta contro i cosiddetti "pigri". Non certo quelli che sfruttano gli altri facendoli lavorare per loro, ma le persone che sono state espulse dal mercato del lavoro e dipendono dai sussidi sociali.

Per molti, la neonata "Alleanza Sahra Wagenknecht - Ragione e Giustizia" (BSW) dell'omonima populista di sinistra, prodotto della spaccatura della Die Linke, sembra essere la via d'uscita dal dilemma elettorale. In termini di sciovinismo sociale e razzismo, tuttavia, questa organizzazione si differenzia solo leggermente da tutti gli altri partiti tradizionali. Ad esempio, in un'intervista rilasciata alla F.A.Z. dal titolo "L'abuso dell'assegno di cittadinanza dovrebbe essere frenato", Die Linke inveisce contro "i beneficiari dell'assegno di cittadinanza che non sono disposti a lavorare", toccando così la stessa corda dell'FDP, partito economicamente liberale, che vuole aumentare la pressione sui lavoratori e quindi, in ultima analisi, far scendere anche i salari.

Sulla questione del dispiegamento all'estero della Bundeswehr o della fornitura di armi all'Ucraina, ma anche sul conflitto in Medio Oriente, il BSW assume una posizione antibellica, verbalmente e sulla carta. In questo modo, vuole collocarsi nella tradizione pacifica del "Cancelliere federale Willy Brandt e del Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov" (citazioni dal programma del partito BSW). Ciò che all'inizio può sembrare buono per alcuni è altamente pericoloso. Sappiamo fin troppo bene da alcune parti dei Verdi e dell'SPD come un pacifismo apparentemente ben intenzionato, che non menziona nemmeno la parola capitalismo, possa trasformarsi in un bellicismo aperto e aggressivo in qualsiasi momento, e possiamo attualmente vedere in Die Linke come sia possibile sbarazzarsi gradualmente delle fastidiose posizioni contro la guerra. Invocare "soluzioni pacifiche attraverso la diplomazia e la riconciliazione degli interessi" è altrettanto irrealistico quanto credere che "l'Europa possa tornare a essere il progetto di pace che era stato concepito un tempo" che in realtà non è mai stato! "La Bundeswehr ha il compito di difendere il nostro Paese. Deve essere adeguatamente equipaggiata per questo compito": naturalmente, la BSW non è contraria a che la Germania faccia valere i suoi interessi imperialisti con "mezzi pacifici e diplomatici" contro altri Stati e alleanze. Dovrebbe invece essere chiaro che i predoni imperialisti prima o poi verranno alle mani nella competizione per i mercati, le materie prime e le sfere d'influenza, il che porterà inizialmente al protezionismo e alle guerre commerciali, e prima o poi a scontri militari aperti sul campo di battaglia. Ma se, come detto, non volete parlare seriamente di capitalismo, dovreste anche tacere sulla guerra!

Quando si tratta di giustizia sociale, non si parla di classi o di capitalismo. Il BSW si concentra sulla "classe media", chiede la promozione delle "piccole e medie imprese" e invoca "meritocrazia" invece di denunciare la natura stessa del sistema salariale, in cui la "meritocrazia" non può essere altro che l'esaltazione della „produttività“ individuale. La lotta per la "concorrenza leale" sembra essere uno degli obiettivi principali di questa organizzazione. La critica principale è che "sono emerse grandi aziende che dominano il mercato, gruppi finanziari prepotenti come Blackrock e monopoli digitali invadenti come Amazon, Alphabet, Facebook, Microsoft e Apple [che] impongono il loro tributo a tutti gli altri partecipanti al mercato, minando la concorrenza e distruggendo la democrazia" e che "le piccole e medie imprese e i dipendenti stanno cadendo nel dimenticatoio". Il discorso si fa ancora più astruso in un'intervista di Wagenknecht a Superillu dell'8 novembre 2023: "Il capitalismo di Blackrock che abbiamo oggi ostacola i veri imprenditori e penalizza chi lavora sodo".

Si chiede un capitalismo "buono", regolamentato e caratterizzato dalla classe media, che non potrà mai esistere, e soprattutto si alimentano pericolose illusioni su un capitalismo in cui tutti possano avere una buona vita e vivere in pace. Il fatto che Wagenknecht "non esclude una collaborazione con Mario Voigt" (candidato capolista della CDU per la Turingia) non fa che sottolineare la compatibilità di questo sedicente partito di protesta con i partiti tradizionali.

Sembra quasi superfluo a questo punto menzionare separatamente Die Linke, in primo luogo perché è arrivato da tempo alla sua destinazione di partito istituzionale "normale" – con tutte le fughe di privatizzazioni e gli attacchi ai salariati con cui è arrivato al governo e con l'abbandono della sua mai particolarmente profonda posizione contro la guerra. In secondo luogo, perché al momento sembra quasi che possa prima o poi scomparire dalla scena politica. Nonostante i suoi problemi di rilevanza elettoralesca (scomparire o rimanere in questo o quel parlamento) questo partito ha ancora un notevole potenziale come sinistra del capitale per attrarre intellettuali, emotivi di sinistra in generale, sindacalisti, trotzkisti e altri pseudo-comunisti in particolare e per integrare un po' di "ribellismo" nello Stato. Die Linke non è un piantagrane per il capitale né può essere un punto di riferimento positivo per la classe salariata, men che meno per noi comunisti, al contrario svolge il ruolo assegnatogli con piena soddisfazione del capitale ed è solo una delle tante varianti possibili di un partito tradizionale.

Come possiamo vedere, nelle competizioni elettorali non possiamo vincere nemmeno un vaso di fiori. Infatti, i vari partiti borghesi si comportano semplicemente come diverse fazioni di un unico partito che vuole catturare il maggior numero possibile di fasce di popolazione e integrarle nel sistema. Le promesse di salvezza, soprattutto da parte di presunti partiti di sinistra, non fanno altro che alimentare pericolose illusioni senza cambiare davvero nulla, se non la maschera degli sfruttatori. Al contrario, abbiamo visto più volte che sono proprio i partiti presunti "di sinistra" a fare il lavoro più sporco per il capitale dalle cosiddette privatizzazioni, ai tagli delle spese sociali per finire con le campagne belliciste.

Per non parlare dell’equivoca contrapposizione, priva di senso, tra democrazia e fascismo e dell'evocazione del "pericolo fascista" allo scoccare di ogni tornata elettorale: come abbiamo già scritto sopra, le due cose non sono in contraddizione,. A seconda delle esigenze di mantenimento dell'ordine dominante, le cosiddette libertà civili possono essere limitate quasi a piacimento e perfino le loro amate elezioni essere sospese in caso di guerra – caratteristiche antiche del fascismo e di ogni „unità nazionale“ che vengono attualmente applicate dall'Ucraina democratica.

C'è solo una prospettiva per noi, il proletariato moderno, per uscire da questa aberrazione democratico-fascista borghese, dal vicolo cieco in cui ci troviamo: la rottura con tutte le forme di politica borghese e con tutte le istituzioni che sostengono lo Stato e sono fedeli al regime. Questo non significa che domani a mezzogiorno invocheremo la rivoluzione o che ci illudiamo di poter lanciare scioperi di massa o rivolte dal nulla. Siamo ben consapevoli della stato della consapevolezza e delle cattive condizioni in cui ci troviamo come classe. Bisogna lottare, fare esperienza e la classe deve imparare di nuovo a lottare e a organizzarsi, ad esempio a livello sindacale o nei comitati di quartiere. Si tratta indubbiamente di un processo lungo, che non avverrà da un giorno all'altro e che non può essere abbreviato da un cieco attivismo.

Ma la strada giusta deve essere imboccata. Per quanto riguarda le elezioni, è necessario rompere tutte le illusioni sulla democrazia e sul parlamentarismo, non sostenere né la "sinistra" né la destra del capitale e rifiutare qualsiasi cooperazione, denunciare e combattere le politiche dello Stato borghese con tutti i suoi partiti, tradizionali o nuovi che siano. Chiunque voglia seriamente lottare contro la guerra, i tagli sociali, il nazionalismo e il razzismo può farlo solo in modo extraparlamentare e antiparlamentare. Chiunque sostenga questo o quel partito istituzionale o faccia altri giochi democratici o parlamentari, invece, sostiene – consapevolmente o meno – i preparativi per la guerra, gli attacchi alle nostre condizioni di vita e di lavoro, nonché il nazionalismo e il razzismo in tutte le sue forme.

Per quanto riguarda i sindacati di regime, non bisogna farsi illusioni sul loro ruolo e sulla loro funzione. Infatti, anche loro hanno dimostrato di sostenere la politica di guerra del governo federale con una voluta tregua sociale. Cercano sempre di mantenere le controversie di lavoro e le contrattazioni all'interno di un quadro controllato e di pacificarle con pigri compromessi, invece di cercare di sfruttare la massima forza combattiva possibile dei lavoratori per mettere il capitale sotto una pressione efficace.

Pertanto, le lotte contro la guerra e gli attacchi alle nostre condizioni di vita e di lavoro possono avere successo solo se esistono strutture che non sono soggette al controllo dell'apparato dei sindacati di regime. Tuttavia, spesso gli scioperi possono essere organizzati solo utilizzando le strutture sindacali esistenti. La formazione di nuovi sindacati militanti è necessaria, ma si tratta di un processo più lungo, poiché questi possono emergere solo dalle lotte e non possono essere costruiti rapidamente in una "tavola rotonda".

Inoltre, è necessario riorganizzare l'avanguardia politica della classe operaia, che oggi esiste solo come piccolo nucleo: il Partito Comunista Internazionale. Solo in questo modo, infatti, si possono raccogliere e valutare le esperienze storiche e attuali, sviluppare gli strumenti teorici necessari, analizzare, comprendere, criticare e superare in prospettiva le condizioni di sfruttamento e oppressione esistenti. Solo con una organizzazione così si possono valutare le sconfitte e i successi e spianare la strada alla ripresa della lotta di classe. Il Partito Comunista Internazionale si oppone a tutti i partiti parlamentari, che in realtà non sono altro che associazioni elettorali e partiti dello Stato e del capitale.

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