Martedì, 26 Settembre 2023

DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco. 


Preparare il disfattismo rivoluzionario contro la guerra imperialista!

È dalla fine della Seconda guerra mondiale (il secondo massacro inter-imperialista, per essere più precisi) che il Capitale non ha smesso di insanguinare il pianeta, oltre a metterlo a soqquadro con i suoi veleni e le sue necessità di auto-valorizzazione. L'elenco delle guerre piccole e grandi che si sono succedute da allora è impressionante e dimostra, anche solo con le nere parole scritte e stampate, che il suo dominio da tempo è solo una lunga agonia distruttiva, un bagno di sangue che cresce e dilaga anno dopo anno. Quello che succede in Ucraina è l'ultimo “episodio” in ordine di tempo: ma un “episodio” che, per dimensioni e implicazioni, può solo fungere da anticamera ad altri, fino allo scoppio di un terzo massacro inter-imperialista di dimensioni mondiali.

Solo la forza del proletariato, la stessa classe che viene sacrificata in battaglia e nelle retrovie, può fermare questo scempio sanguinoso. Per ritrovare questa forza, due condizioni sono indispensabili: che il proletariato riconquisti finalmente, sul campo delle molte battaglie che è costretto a combattere per sopravvivere, un'autonomia di lotta nei confronti del suo nemico storico, la borghesia con il suo Stato e le istituzioni che la rappresentano e che come una piovra lo tengono stretto fino a strangolarlo; e che le sue avanguardie si organizzino, raggiungano e rafforzino il partito rivoluzionario che non cade dal cielo (come in troppi si illudono che avvenga), ma che ha lavorato e lavora con tenacia per difenderlo e prepararlo alla rivoluzione, alla presa del potere, all’instaurazione della dittatura proletaria, indispensabile e transitorio strumento per abbattere e buttare nella spazzatura della storia il Capitale e preparare la società senza classi, il comunismo.

Questa strada è lunga e irta di difficoltà: ma è l'unica possibile. Tappa inevitabile e necessaria è quella del disfattismo rivoluzionario: inevitabile, perché inevitabile è la guerra inter-imperialista che si prepara, anche e soprattutto in tempo di “pace” (quell’illusorio silenzio, fra uno scoppio e l'altro, che “pace” in realtà non è). Cioè, il rifiuto collettivo e organizzato di obbedire alle esigenze militari, politiche, economiche, del “proprio” capitale nazionale e trasformare il conflitto, incipiente o esploso, in guerra di classe, in guerra civile, in guerra per il potere. Quella parola d'ordine deve tornare a essere il grido di battaglia proletario.

Sappiamo però che, per non ridurlo a uno slogan vuoto che mette la coscienza a posto ai rivoluzionari da operetta, quel grido di battaglia va preparato fin dai momenti in cui questo sbocco appare lontano e quasi irraggiungibile – come appare oggi a chi non creda alle fanfaronate di quelli che prendono lucciole per lanterne e proclamano che “le condizioni oggettive sono già mature e manca solo la direzione rivoluzionaria”. No, le cose non stanno così: lo dimostra il solo fatto che, in quasi otto mesi di guerra in Ucraina, sono sostanzialmente inesistenti gli atti di autentico disfattismo rivoluzionario – quelli che, per esempio, in tutte le parti belligeranti non mancarono durante la Prima guerra mondiale: renitenza alla leva e diserzioni di massa, rifiuto di obbedire agli ordini, dialogo e fraternizzazione fra le trincee opposte, e soprattutto scioperi nelle città devastate dai bombardamenti… insomma, quel che si verificò durante la Prima guerra mondiale e che aprì la strada all’Ottobre Rosso. A meno che si voglia a tutti i costi dichiarare tali gli sparsi e sparuti cortei belanti e preteschi che hanno attraversato tutto il mondo dietro gli striscioni di un generico “no alla guerra”!...

L'osceno vampiro che ha nome Capitale non muore da solo. La sua agonia è selvaggia, distruttiva e autodistruttiva. È necessario dunque piantargli il paletto acuminato nel cuore: una certezza che ci viene dal lontano, ma rosso e fiammeggiante, 1848. E quest'esito va preparato, come va preparata la guerra di classe alla guerra imperialista, a partire dalla realtà che è quella di un proletariato ancora schiacciato e paralizzato sotto decenni di sconfitte micidiali e avvelenato da tutti i fumi ideologici della cultura dominante. Certo, la vecchia talpa lavora per noi: le crisi (per ora solo economiche e finanziarie, ma presto sicuramente sociali) si susseguono, “garanzie” e “diritti” si volatilizzano come i pochi risparmi dei proletari nel giro di poche mattine, miseria e strazio di vivere crescono a vista d'occhio, gli eserciti di proletari e proletarizzati in fuga dalla morte per fame, guerre e

repressione si gonfiano a dismisura, qua e là esplodono le ribellioni... Il lavoro per i comunisti non manca: ma va svolto tenendo bene i piedi per terra!

E allora, perché la parola d'ordine del disfattismo rivoluzionario non resti una bella storia fine a se stessa, ecco che quello sbocco va preparato in quello che è il nostro oggi. Cominciamo dunque dall'ABC e intorno a esso operiamo perché, nella materialità dei fatti, torni a vivere quell'antagonismo di classe che oggi fatica ancora a emergere. Rilanciamo i capisaldi operativi di base per riprendere e riorganizzare il disfattismo rivoluzionario:

  1. Rifiuto di accettare sacrifici economici e sociali in nome dell’“economia nazionale”
  2. Organizzazione della lotta di difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari per colpire duramente l’impegno bellico della borghesia
  3. Rottura aperta della pace sociale e ritorno deciso ai metodi e agli obiettivi della lotta di classe, l'unica reale solidarietà internazionalista dei proletari tanto delle metropoli quanto delle periferie imperialiste
  4. Rifiuto di ogni partigianesimo (nazionalista, religioso, patriottico, mercenario, umanitario, pacifista) a favore di uno qualsiasi dei fronti imperialisti.
  5. Azioni di sciopero fino allo sciopero generale contro ogni tipo di mobilitazione e propaganda bellica.
  6. Disobbedire in maniera organizzata agli ordini delle gerarchie militari, lasciare che il “proprio” Stato sia sconfitto, tenere ben strette le armi per difendersi e liberarsi dai tentacoli delle istituzioni borghesi.

 

Settembre 2022

Punti di contatto:

 
Milano, via dei Cinquecento n. 25 (citofono Istituto Programma), (lunedì dalle 18) (zona Piazzale Corvetto: Metro 3, Bus 77 e 95)
Messina, Piazza Cairoli - l’ultimo sabato del mese, dalle 16,30 alle 18,30)
Roma, via dei Campani, 73 - c/o “Anomalia” (primo martedì del mese, dalle 17,30)
Berlino, ogni ultimo giovedì del mese dalle ore 19, presso il Cafè Comunista, RAUM, Rungestrasse 20, 10179 Berlino.
Torino, nuovo punto di incontro presso Bar “Pietro”, via S. Domenico 34 (sabato 16 settembre 2023, dalle 15.30)
Cagliari, c/o Baracca Rossa, via Principe Amedeo, 33 - 09121 Cagliari (ultimo giovedi del mese, dalle 20)
Per l’incontro con la sezione di Benevento e di Bologna in attesa della riapertura di un punto di contatto, scrivere a: info@internationalcommunistparty.org o a: 

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