DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.
Scrivevamo appena otto anni fa: “La rivoluzione proletaria non fila più il suo tessuto all’interno di una sola nazione, non si apre più il suo percorso dentro un unico paese, ma in un intreccio internazionale, perché internazionale è la lotta di classe per uscire dal sistema capitalista (“Iran, la piovra del riformismo”, Il programma comunista, n.1/2010). Negli anni che ci stanno dietro le spalle, una nuova guerra si è abbattuta in Medioriente, una guerra micidiale che ha sconvolto l’intero territorio siriano, causando la morte di centinaia di migliaia di civili, donne e bambini, e la fuga di milioni di disperati. Il Medioriente, da Damasco ad Aleppo, da Mossul a Baghdad e San’a’ è un cimitero! L’alleanza tra macellai imperialisti a guida americana – super-armati, amici-nemici, il vero e proprio califfato imperialista – ha messo a tacere una banda di islamisti imbecilli.
Leggi tutto...In una serie di articoli usciti sulla nostra stampa nel corso degli anni ’50 del ‘900 [1] parallelamente al lungo studio sul « Corso del capitalismo », dimostrammo, classici del comunismo alla mano, come i « drammi gialli e sinistri della moderna decadenza sociale » (inondazioni e dissesti idro-geologici, cementificazione del territorio, crolli di dighe e naufragi di piroscafi, e via di seguito) siano tutti da ascrivere al modo di produzione capitalistico. Erano, quelli, gli anni della ricostruzione post-bellica e dello sfrenato boom economico: dopo le immani distruzioni del secondo macello mondiale inter-imperialistico (e proprio grazie a esse !), la macchina produttiva capitalistica tornava a girare a pieno ritmo – anzi, a un ritmo mai conosciuto prima. E già allora, e ancor più oggi, sotto i nostri occhi erano e sono i risultati di quella sfrenata iper-produzione durata almeno tre decenni e, a partire dalla metà degli anni ’70, schiantatasi nella crisi sistemica in cui siamo tuttora immersi.
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