Non ci vogliono tante parole. Prima e dopo la strage alle acciaierie Thyssen Krupp di Torino nel dicembre 2007, gli omicidi di lavoratori sul luogo del loro sfruttamento non si sono mai fermati – in Italia come ovunque nel mondo. E, come sempre, dopo quest'ultima alla centrale elettrica ENEL della diga di Suviana, nel Bolognese, si scatenerà il solito macabro balletto delle responsabilità di Tizio, Caio e Sempronio, delle accuse e delle difese, delle inchieste e dei processi-farsa, della retorica tanto più schifosa quanto più è piagnucolosa.
Ma l'assassino è sempre lo stesso e lo conosciamo bene: è il modo di produzione capitalistico fondato sulla ricerca spasmodica del profitto. Il profitto ha bisogno di flessibilità, di precarietà, di ritmi snervanti, di straordinario, di cottimo, di orari prolungati, di lavoro notturno, di disoccupazione e immigrazione, di lavoro nero, femminile, infantile, di una selva mafiosa di appalti e subappalti dove regna lo sfruttamento più bieco e nascosto; obbliga a sgobbare in ambienti disumani e disumanizzanti, pericolosi, senza misure di prevenzione e di sicurezza; accorcia la vita che si vorrebbe vivere e allunga quella che si deve regalare al capitale. Quella per il profitto è una guerra che il capitale ci obbliga a combattere quotidianamente sui fronti interni, mentre su quelli esterni ci massacra a decine e decine di migliaia per interessi economici, commerciali, strategici – senza sosta, senza via di scampo, senza pace che non sia un breve illusorio intervallo fra un massacro e l'altro.
Questo è l'assassino! E noi siamo per la condanna a morte di questo assassino, una condanna a morte che è, giorno dopo giorno, sempre più inevitabile, necessaria. Altrimenti la strage, le stragi, su tutti i fronti, non cesseranno mai.
Basta con le patetiche dimostrazioni di cordoglio: solo i proletari possono seppellire i loro morti – con la lotta senza quartiere! Basta con gli “scioperi farsa” da parte di organizzazioni sindacali che stanno sul conto spese delle aziende e dello Stato. I nostri fratelli di classe, stritolati dalla macchina capitalistica, chiedono ben altro, e non da oggi:
- Sciopero generale ad oltranza e senza limiti di tempo
- Blocco della produzione, della distribuzione e dei servizi
- Riduzione drastica dell’orario di lavoro a parità di salario
- No al lavoro straordinario, notturno, usurante, precario, flessibile, nero
- No alla società del profitto, per la dittatura proletaria, per il comunismo
10/4/2024