DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.
Per quello che ci dice, la sequenza di avvenimenti che ha caratterizzato la prima metà di questo 2023 va considerata e compresa nel suo insieme, senza isolare le singole componenti.
Dopo la grande fiammata della rivolta delle giovani proletarie e dei giovani proletari d’Iran nell’autunno del 2022, che ha mostrato quanto sia arduo per lo Stato – braccio armato della classe dominante – contenere la rabbia degli sfruttati, nei primi mesi di quest’anno un’ondata di agitazioni sindacali ha investito la Gran Bretagna, toccando molti settori del mondo del lavoro. Trascorso poco tempo, in Francia sono dilagate, per parecchie settimane, le partecipate mobilitazioni contro la riforma delle pensioni. Nel frattempo, forti agitazioni hanno percorso il mondo del lavoro tedesco. E per il momento possiamo fermarci qui.
Leggi tutto...Nell'articolo pubblicato sul numero scorso di questo giornale (“USA: La Signora è da buttare”), abbiamo esposto le ragioni che ci inducono ad auspicare il crollo dell'imperialismo americano, crollo di cui oggi si cominciano a intravedere le possibilità reali in conseguenza dell'andamento della guerra in Ucraina, dei notevoli mutamenti nel quadro internazionale, dell'evolvere della critica situazione interna agli Stati Uniti. L'auspicio, che trova fondamento nei nostri testi degli anni ’50 e nelle valutazioni della Sinistra Comunista sulle due guerre mondiali, diventa finalmente attuale, e con esso si ripropone la questione del complesso rapporto tra guerra e lotta di classe. Auspicare la sconfitta di uno dei contendenti in uno scontro tra concentramenti di potenza non significa per noi aderire in alcun modo alla crociata dei suoi avversari, ma intravedere le possibilità che le nuove condizioni prodotte da quella sconfitta riservano alla lotta di classe – lotta che resta al centro delle dinamiche capitalistiche e solo fattore in grado di demolire l'assetto della società presente e aprire la strada a quella futura.
Leggi tutto...Nelle metropoli degli Stati di più vecchio capitalismo come in quelle degli Stati di più giovane capitalismo e nelle periferie di tutto il mondo capitalista, le condizioni economiche, di vita e di lavoro dei lavoratori salariati (e, in subordine, delle mezze classi in declino e delle masse proletarizzate) continuano a peggiorare, con gli aumenti generalizzati e costanti dei beni di prima necessità, compreso il costo delle abitazioni, del gas e dell'elettricità.
Ovunque, la ristrutturazione delle imprese economiche (multinazionali, a proprietà individuale o familiare, cooperative, statali, nazionalizzate o di qualunque altra “ragione sociale”), indotta dalla irrefrenabile crisi di sovrapproduzione, genera sempre più disoccupati e lavoratori precari, e costringe sempre più donne in casa, al lavoro sottopagato degli oneri familiari, insieme a un aumento sempre meno sostenibile dell'orario e del ritmo del lavoro – causa prima e unica della moltiplicazione degli omicidi, delle lesioni traumatiche gravi e delle malattie nei posti di lavoro.
Leggi tutto...A cinquant’anni dalla tragedia cilena, riproponiamo due articoli usciti allora sulla nostra stampa: uno pochi giorni prima, l’altro pochi giorni dopo la caduta del governo Allende. Perché quegli insegnamenti non vadano dimenticati.
Leggi tutto...Compagne, sorelle proletarie!
A un anno dalla normalizzazione dell'emergenza sanitaria innestata sulla crisi economica che è ben lontana (e impossibile!) a risolversi, le fanfare dell'ideologia e della pratica della borghesia imperante non hanno più il coraggio di blaterare che tutto non sarebbe stato più come prima! Anzi, tutto è tornato come e peggio di prima! A casa, sul lavoro, nei quartieri, le vostre (le nostre) condizioni di vita non fanno altro che peggiorare.
Leggi tutto...Le vicende relative alle rivolte sprigionatesi nelle banlieues francesi tra fine giugno e inizi luglio scorsi, dopo l’assassinio a sangue freddo da parte degli sbirri di un giovane proletario nelle strade di Nanterre, sono abbastanza note perché si debba tornare a farne la cronaca: non basta infatti accumulare cifre, notizie dell'ultim'ora, nomi, ed episodi, per capire quanto andava succedendo.
Ci sembra che sia molto più utile, ai fini di una valutazione politica che serva al futuro, soffermarci su alcuni punti che a nostro parere sono significativi.
Leggi tutto...Uno degli slogan più ritmati nei cortei dei giovani che si affacciano alle prime manifestazioni di impegno sociale e politico recita “Siamo tutti antifascisti!”, senza altri attributi.
Per noi, vecchi combattenti per la preparazione rivoluzionaria della nostra classe, questo slogan ha un suono truffaldino.
Non possiamo dimenticare che l'antifascismo generico e democratico è stato uno degli strumenti con cui, durante gli ultimi concitati anni della seconda guerra mondiale, la socialdemocrazia e lo stalinismo hanno imprigionato la nostra classe nella nefasta unità interclassista del C.L.N., poi sfociata nella trappola della Costituente e della Repubblica Italiana – così come è servito in Spagna, nel 1936-1939, a strangolare ogni speranza di rivoluzione sociale.
Leggi tutto...Nel mezzo della rivolta dei giovani proletari delle banlieues, che si trovavano a fronteggiare il fior fiore dell'apparato repressivo della “République Française”, un ingenuo e attempato manifestante reggeva un cartello con la scritta “Disarmare la polizia”.
Una richiesta metafisicamente assurda.
Lo Stato non è un ente preposto all'organizzazione del “bene collettivo”. È il “capitalista collettivo”, che esercita la dittatura della borghesia, anche garantendone il monopolio della violenza.
Leggi tutto...L'ennesimo brutale omicidio, ai primi di gennaio, del giovane afro-americano Tyre Nichols per mano della polizia USA, questa volta a Memphis (Tennessee), dimostra tragicamente quanto non abbiamo mai cessato di ribadire, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Quella del razzismo non è una questione “di colore”, ma una questione di classe: com'è noto, i cinque assassini in divisa sono afro-americani come la loro vittima. Altri nodi vengono al pettine: la polizia, le “forze dell'ordine”, sono il braccio armato dello Stato, e lo Stato è il braccio armato del Capitale – questa è la vera catena di comando!
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