DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.
Primo Maggio 2019: Respingere l'attacco del capitale! Organizzare la risposta proletaria!
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Ovunque nel mondo, le nostre condizioni di vita e di lavoro sono sotto attacco e avanzano a grandi passi la militarizzazione e il controllo statale delle nostre vite, con l'accompagnamento ideologico di nazionalismo, sciovinismo, ostilita? nei confronti dello “straniero”, sessismo: in altre parole, divisione all'interno della classe proletaria. Tutti i partiti borghesi – di destra come di “sinistra” – elaborano o hanno elaborato riforme del mercato del lavoro, come la Loi Travail in Francia, il Jobs Act in Italia, l'Agenda 2010 in Germania; oppure progettano ulteriori inasprimenti con l'unico obiettivo di rendere flessibili le condizioni di lavoro, aumentare la pressione sulla classe lavoratrice, comprimere i salari. In una parola, aumentare lo sfruttamento dei lavoratori salariati! Ma, in tutto il mondo, quei partiti sono poi concordi e uniti anche in un altro senso: nel potenziare sempre di piu? l'apparato repressivo con il consolidamento dello stato d'emergenza (per esempio, negli USA, in Francia, in Germania, in Turchia, ecc.), nel dotare l'apparato poliziesco e giuridico di sempre maggiori strumenti speciali di intervento, come l’arresto preventivo, l’uso del Taser, l’inasprimento delle leggi. La? dove la classe proletaria e? piu? combattiva, come ad esempio in Italia tra i lavoratori spesso extracomunitari ultra-sfruttati nel ramo della logistica, la? dove le condizioni di lavoro risultano ancor piu? miserabili – ecco che le lotte vengono contrastate dallo Stato con il ricorso alla violenza poliziesca e alla repressione giudiziaria. Anche diffuse proteste “popolari” come quella dei gilet gialli in Francia, nelle quali si manifesta un indistinto malumore nei confronti dei rapporti capitalistici e a cui hanno partecipato anche lavoratori salariati, servono allo Stato come campo d'esperimento per nuove misure repressive e di esercizio del potere.
Il movimento dei “Gilet gialli” in Francia: Rivolta popolare e illusioni democratiche
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(traccia della relazione che verrà tenuta a Berlino nell’incontro pubblico del 3/2)
Le manifestazioni e i blocchi stradali dei “Gilet gialli”, nati apparentemente dal nulla a novembre dello scorso anno, continuano a caratterizzare ancora gli eventi nelle strade e nelle piazze delle principali città francesi. Scontri tra qualche militante e polizia, così come blocchi di strade, del centro delle città e di singole imprese da parte di centinaia di migliaia di manifestanti, hanno messo in difficoltà il governo francese e le sue “forze dell'ordine” e sono diventati un punto di riferimento per molti di coloro che si dichiarano di sinistra. Nel movimento stesso c'è un miscuglio di posizioni molto divergenti ed inoltre aumentano sempre di più le richieste di partecipazione democratica tramite referendum (RIC – référendum d’initiative citoyenne). Di che cosa si tratta, quindi, quando si parla di “Gilet gialli”?
Solidarietà con i lavoratori sotto processo
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Mentre dalla fogna della politica borghese continuano a levarsi miasmi puzzolenti e inquinanti, lo Stato (che del Capitale è servo fedele e braccio armato) non cessa di perseguitare i proletari che non intendono accettare passivamente il bestiale sfruttamento cui sono sottoposti nelle fabbriche, nei magazzini, nei laboratori, nei campi, in tutti i luoghi di lavoro... Negli ultimi anni, le lotte vigorose dei lavoratori della logistica, la punta più avanzata (e in larga maggioranza immigrata) di un movimento operaio diviso e disorientato dalle pratiche opportuniste di sindacati di regime e partiti di finta sinistra, sono state quotidianamente contrastate dall'opera congiunta di magistratura, “forze dell'ordine” e mezzi di disinformazione, che hanno fatto ricorso a tutte le pratiche più vomitevoli pur di calunniare, intimidire, reprimere. Si contano ormai a centinaia le cariche, gli arresti, i fogli di via, i processi e le condanne a pene detentive, nei confronti dei lavoratori.
Migranti: Lo schifo della politica borghese
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Sui corpi sofferenti dei migranti in fuga da miseria, guerre, disperazione, dilaga sempre più la fetida melma della politica borghese, miserabile espressione delle primarie esigenze di sopravvivenza di un modo di produzione in crisi strutturale. E’ una partita, quella che si gioca su quei corpi, che una volta di più porta alla luce l’“essenza” di quella politica: intrallazzi con questo o quel governo straniero o banda di avventurieri per assicurarsi teste di ponte economiche e strategiche (un esempio? i rapporti fra Italia e Libia, o fra Italia e Francia), dinamiche neanche troppo sotterranee di contrasti inter-imperialistici, con i migranti come insanguinata moneta di scambio (un esempio? i rapporti fra Germania e Turchia, tra USA e Messico), squallide manovre di bassa cucina tra fazioni borghesi in fibrillazione (campo in cui l’Italia vanta una lunga tradizione), braccio di ferro di questo o quel paese con l’“Europa”. E soprattutto, operazioni mediatico-ideologiche (“Prima gli italiani”, per non esser da meno ad “America First”), volte a mobilitare in senso anti-proletario, con il supporto della manovalanza mafiosa e fascista e un progressivo irrobustimento dello Stato-sbirro, ampi strati di piccola borghesia e aristocrazia operaia disilluse e incarognite: operazioni mirate ad arginare e controllare i sussulti di classe che potrebbero sprigionarsi sotto la pressione di una crisi che nessun governo borghese, di qualunque colore esso sia, è in grado di risolvere.
Il fascismo c’è già: si chiama democrazia (comunicato a proposito dei fatti di Piacenza)
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Quattro giorni dopo l’aggressione delle “forze dell’ordine” al corteo di lavoratori a Piacenza, il 10/2, ecco che fioccano gli arresti. Di fronte a questi fatti, non abbiamo che da ricordare quanto sempre sostenuto: fascismo e democrazia sono due forme del dominio borghese, e non sono in antitesi l’uno con l’altra.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un’intensificazione delle azioni repressive nei confronti di lavoratori in lotta: cariche poliziesche ai picchetti, aggressioni da parte di squadracce di crumiri, agguati ai delegati, uso sempre più esplicito della magistratura e sapiente utilizzo di formazioni fasciste e naziste in funzione anti-proletaria… Ma fascisti, nazisti e altri patriottici idioti sono solo crudeli e pericolosi strumenti della dittatura democratica borghese, oggi tollerati o tenuti sotto controllo da quelle stesse istituzioni che in un domani di inasprimento delle lotte sociali li lasceranno scatenare contro ogni proletario in lotta.